Un pallet in plastica riciclata al 100% che, finalmente, garantisce la verità di questa affermazione. Sì, perché per la prima volta in assoluto un prodotto realizzato nel pieno rispetto dei fondamenti dell’economia circolare viene interamente tracciato sulla blockchain per rendere visibile a chiunque il suo percorso di (seconda) vita: inquadrando il QR code presente sul pallet sarà possibile navigare su una pagina web e conoscere l’intera storia della plastica riciclata, da rifiuto a nuovo prodotto.
Nella scheda del pallet sono riportati, tra gli altri, il codice di verifica, la data di registrazione, la percentuale di plastica riciclata utilizzata, la conformità con le normative, la dichiarazione di impatto ambientale e, inoltre, il vantaggio ambientale del pallet in plastica riciclata rispetto al pallet in plastica vergine.
Il servizio si chiama Certified Recycled Plastic ed è in grado di “tracciare l’intera storia del prodotto”, garantendo a qualsiasi azienda ne faccia richiesta la tracciabilità fisica, contrattuale, logistica, finanziaria, ambientale e informatica della plastica; da quando viene scartata dopo il primo utilizzo (assumendo lo “status di rifiuto”) a quando viene trasferita, trasformata e poi reimmessa sul mercato.
È la Relicyc di Vigonovo, in provincia di Venezia, la prima realtà imprenditoriale a rendere totalmente tracciabile attraverso la blockchain (in base a quanto previsto dalla normativa europea UNI EN 15343) una sua linea di prodotti presenti sul mercato. Per la precisione, si tratta di pallet in plastica riciclata, prodotti utilizzando principalmente pallet e cassette dell’ortofrutta che, dopo essere stati raccolti e macinati, vengono trasformati in prodotto finito.
Come può avvenire concretamente il controllo sulla blockchain? È sufficiente inquadrare con qualsiasi smartphone il codice QR posto su ciascun pallet in plastica riciclata o sull’imballo della fila. In questo modo si ha accesso immediatamente all’intera storia di quel prodotto, a partire dal rifiuto da cui è stato generato. Una sorta di carta d’identità che elimina la possibilità di ricorso alle pratiche di greenwashing, attraverso le quali numerose aziende cercano di cucirsi addosso un’immagine di sostenibilità e attenzione all’ambiente che nei fatti non esiste. Certified Recycled Plastic agisce come una sorta di “notaio di internet”: ogni pacchetto di dati che viene registrato sulla blockchain è, infatti, immodificabile e di libero accesso per chiunque.
La tracciabilità, d’altra parte, è un elemento essenziale per essere certi di avere a che fare con un prodotto realmente riciclato. Attraverso Certified Recycled Plastic è possibile anche conoscere l’impatto ambientale di un singolo prodotto rispetto a un altro, realizzato utilizzando plastica vergine.
“È un passaggio fondamentale per il settore della plastica”, spiegano Riccardo Parrini e Stefano Chiaramondia, ideatori e sviluppatori di Certified Recycled Plastic. “Siamo lieti di mostrare la prima applicazione di mercato di questa tecnologia fondamentale per tracciare le materie plastiche in modo puntuale. Il nostro obiettivo è di estendere a tutte le aziende del settore questa opportunità, in modo da aiutarle a dichiarare il reale contenuto di plastica riciclata presente all’interno dei loro prodotti. Questo strumento potrà essere utilizzato anche da tutti gli enti di certificazione e di controllo per verificare, senza possibilità di errore, quanto dichiarato dalle aziende che utilizzano, o perlomeno dichiarano di utilizzare, materiali riciclati. Da oggi, largo alla trasparenza, il greenwashing può finalmente essere eliminato”.
“La nostra azienda sta attraversando un momento molto importante: “Imball Nord” è infatti diventata ora “Relicyc”, spiega Alessandro Minuzzo, Amministratore Delegato. “La presenza a Padova è l’occasione per presentare il nostro rebranding. Si apre una pagina tutta da scoprire e il primo passaggio di questo percorso è rappresentato dall’utilizzo di Certified Recycled Plastic®. La consideriamo una scelta di trasparenza a garanzia dei nostri fornitori, clienti e dei consumatori. Il riciclo ha senso soltanto se è reale e, dunque, verificabile da chiunque, in qualsiasi parte del mondo”.