Dura presa di posizione da parte di alcune associazioni dei consumatori, che accusano Poste Italiane di promuovere una pubblicità ingannevole. A muovere le accuse sono ACU (Associazione Consumatori Utenti) e ClimateAid Network, che hanno richiesto all’Autorità Garante delle Concorrenza e del Mercato (AGCM) di intervenire in merito all’offerta commerciale per luce e gas proposta da Poste Italiane, da poco lanciata sul mercato, ritenendo la pubblicità ingannevole ai sensi del codice del consumo, in quanto la comunicazione commerciale deve sempre basarsi su dati veritieri, pertinenti e scientificamente verificabili anche e soprattutto quando dichiari o evochi benefici di carattere ambientale o ecologico.
Le associazioni bollano questa campagna pubblicitaria come un’azione di greenwashing, un ingannevole espediente di marketing per indurre i consumatori a pensare di acquistare da Poste Energia prodotti green e sostenibili, quando i valori ambientali richiamati nella comunicazione non corrispondono, o corrispondono in modo relativo, alla realtà dei fatti. Nessun operatore in Italia può garantire in anticipo una fornitura del 100% di energia rinnovabile, perché al contatore dell’utente arriva sempre un mix di energia prodotta da fonti tradizionali e rinnovabili, ed è ingannevole e fuorviante parlare di offerta green, sostenibile e vicino all’ambiente quando si parla di gas, il cui utilizzo risulta comunque inquinante e dannoso per l’ambiente.
Il greenwashing è reato
“A novembre del 2021 è stata emessa da parte del Tribunale di Gorizia la prima ordinanza cautelare in Italia in materia di greenwashing. Un’ordinanza che ha fatto scuola e ha sancito come la comunicazione che dichiari o evochi benefici di carattere ambientale o ecologico debba basarsi su dati scientificamente verificabili – dichiara Gianni Cavinato Presidente dell’Associazione Consumatori Utenti – La luce e il gas rappresentano una spesa importante per le famiglie e le imprese italiane e, nel libero mercato, un uso improprio della “sostenibilità” a supporto di campagne pubblicitarie diventa ingannevole e fuorviante per il consumatore. Poste Italiane è un player importante e per il suo esordio nel mercato dell’energia non può far leva su affermazioni generiche e non circostanziate. Quando un’azienda, investe più tempo e denaro per dichiararsi rispettosa dell’ambiente piuttosto che per ridurre al minimo il proprio impatto ambientale, sta facendo del greenwashing. ”
Non solo Poste Italiane….
“Poste Italiane non rappresentano certo un caso isolato in Italia e in Europa – sottolinea Giuseppe d’Ippolito cofondatore dell’Associazione ClimateAid – Sappiamo che sono numerose le pubblicità nelle quali vengono utilizzati a sproposito i termini green, e sostenibilità. L’Europa sta lavorando su una direttiva sul greenwashing che dovrebbe introdurre norme a difesa dei consumatori per una migliore informazione nella transizione green. È attesa entro la fine del 2023. Noi abbiamo cercato un approccio preventivo con Poste Italiane per segnalare quelli che riteniamo siano messaggi pubblicitari scorretti, ma non ricevendo risposte abbiamo deciso di fare una segnalazione all’AGCM. Ci auspichiamo – conclude d’Ippolito – che questa nostra iniziativa contribuisca ad arginare queste pratiche di “green marketing”, adottate purtroppo da molte realtà, che oltre a alimentare disinformazione inducono il consumatore a credere che un’azienda operi in maniera più sostenibile di quanto faccia realmente”.
Quali sono i punti “incriminati” della campagna di Poste Italiane?
I punti chiave della segnalazione di pubblicità ingannevole a carico di Poste Italiane, come mossa da ACU e ClimateAid Network si basano, in primo luogo, sul fatto che Poste Italiane non è un produttore di Energia
Affermare di “vendere solo energia elettrica al 100% da fonti rinnovabili e prodotta in Italia” così come “scegli l’energia vicina alle persone e all’ambiente con energia prodotta da fonti rinnovabili e gas con compensazione delle emissioni di Co2” non è vero ed è un messaggio fuorviante anche considerando che Poste Italiane non produce direttamente energia e gas, ma è solo un rivenditore.
Nessuno, secondo le due associzioni, “può garantire in anticipo all’utente la fornitura del 100% di energia rinnovabile. Per quanto riguarda l’energia elettrica va specificato che stipulando un contratto di energia green non si ottiene un allacciamento diretto alla centrale solare, eolica o idroelettrica, ma l’energia che arriva all’utente, ovunque si trovi è sempre composta da un mix energetico tra fonte tradizionale e rinnovabile.
Garanzia di Origine usata anche per ripulire volumi di energia proveniente da fonti non rinnovabili .
Affermare che l’energia è green perché è garantita dai Certificati di Garanzia di Origine (attestati elettronici rilasciati dal Gestore dei Servizi Energetici) non è sufficiente.
I Certificati di Garanzia nascono come forma di incentivo per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: si incentivano i produttori fornendo titoli che attestano che qualcuno, da qualche parte (quindi non solo in Italia) ha prodotto una certa quantità di energia da fonte non fossile. Questi titoli vengono acquistati dai trader sul mercato mondiale, e in Italia la Direttiva 2009/28/CE consente di rilasciare questi certificati anche per forniture da fonti non “pulite” come dalla combustione di bioliquidi, impianti nucleari, combustione dei rifiuti…). Infatti sono tanti i casi in cui i fornitori sfruttano questi certificati per “ripulire” volumi di energia erogata da fonti fossili. Certificazioni legalmente autorizzate, ma non certo green.
Tutti i gestori sono obbligati a rendere pubblico il proprio mi x energetico. I fornitori di energia sono tenuti, per legge a fornire ai clienti informazioni sui volumi di energia venduti, quanto sono provenienti da fonti rinnovabili e quanti no. Queste informazioni, anche se spesso ben camuffate, devono essere riportate in bolletta, con frequenza quadrimestrale, ed essere riportate nel sito internet della società entro il 31 maggio di ogni anno. Sul sito di poste.it è scaricabile il mix energetico relativo agli anni 2020-2021 (l’ultimo al momento disponibile) dove viene presentato il proprio mix di produzione, e la quota relativa alle rinnovabili è negli ultimi due anni inferiore al 45%”.