Un nuovo report, pubblicato da AMD in collaborazione con 451 Research, ha rilevato che il potenziamento dei processori core è uno dei metodi più efficaci per tenere sotto controllo il carbon footprint e i costi energetici dei data center. Poiché le aziende di tutto il mondo riconoscono l’importanza di gestire il proprio impatto ambientale, la ricerca rivela diversi metodi con cui le organizzazioni possono aumentare significativamente l’efficienza delle infrastrutture IT.
È significativo che quasi la metà dei decision maker IT intervistati riconosca che le operazioni IT sono responsabili della maggior parte (25% degli intervistati) o della totalità (19%) dell’impatto ambientale e abbia fissato obiettivi specifici per ridurlo. La trasformazione digitale continuerà ad alimentare una crescita significativa dei data center per decenni, con un impatto duraturo sull’ambiente se non viene gestita con attenzione. Per dare un’idea della situazione, solo nel 2019, se i data center e le server room degli Stati Uniti rappresentassero un Paese, questo Paese si collocherebbe al di sopra del Messico in termini di consumo energetico totale.
L’impiego di nuove tecnologie e modelli operativi più efficienti sarà parte integrante della riduzione di questi impatti. La ricerca ha rilevato che la scelta del processore giusto, che utilizza un numero inferiore di server fisici, è un modo in cui le aziende possono ridurre il consumo energetico complessivo e migliorare l’efficienza operativa riducendo il footprint del datacenter e il consumo di energia.
Ad esempio, l’obiettivo di AMD è quello di garantire un aumento dell’efficienza energetica di 30 volte entro il 2025 per le applicazioni di AI training e di calcolo ad alte prestazioni eseguite su nodi di calcolo accelerati. Se ciò verrà realizzato, si risparmieranno miliardi di chilowattora di elettricità nel 2025, riducendo del 97% la potenza necessaria a questi sistemi per completare un singolo calcolo nell’arco di cinque anni.