Ogni 22 marzo, il mondo celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite per mettere in evidenza l’importanza vitale di questa risorsa. Quest’anno, TÜV Italia vuole riflettere sull’urgente necessità di preservare le risorse idriche per il benessere delle generazioni presenti e future, incoraggiando gli Stati e ogni singolo individuo ad adottare azioni concrete. In questo contesto, la Water Footprint emerge come un indicatore fondamentale, simile alla carbon footprint per le emissioni di CO2, per comprendere e affrontare il consumo e l’impatto ambientale sull’acqua dolce da parte delle attività produttive.
Acqua: una risorsa da tutelare
L’aumento della popolazione mondiale e l’industrializzazione stanno generando una crescente domanda di acqua dolce, con previsioni di un aumento del 50% entro il 2030. Tuttavia, le risorse idriche sono limitate e spesso soggette a sovra-sfruttamento e inquinamento. In questo scenario, le crisi idriche sempre più frequenti causate dal cambiamento climatico aggravano ulteriormente l’urgenza di proteggere le risorse idriche. Le Nazioni Unite hanno stabilito obiettivi di sviluppo sostenibile legati all’acqua, ma la gestione idrica rientra in gran parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
La necessità di uno standard: nasce ISO 14046
La crescente rilevanza della Water Footprint ha portato alla necessità di uno standard internazionale che assicuri affidabilità e trasparenza nella sua misurazione. Nel 2014 è stata pubblicata la norma ISO 14046, che fornisce principi, requisiti e linee guida per valutare l’impronta idrica di prodotti, processi e organizzazioni.
Principali finalità e vantaggi della Water Footprint
La Water Footprint (WF) rappresenta uno strumento efficace per misurare le quantità di acqua utilizzate nei processi produttivi ed è fondamentale per valutare gli impatti sull’ambiente causati da queste attività.
La Water Footprint consente di:
- Calcolare il volume totale di acqua necessario per prodotti, servizi, processi o organizzazioni.
- Valutare il livello di degradazione dell’acqua e la qualità delle acque di scarico.
- Identificare i punti critici di consumo idrico e migliorare l’efficienza.
- Potenziare la comunicazione ambientale, dimostrando impegno verso l’uso responsabile delle risorse idriche.
- Rendicontare la gestione idrica aziendale e monitorare i progressi nel tempo.
Verifica della Water Footprint secondo ISO 14046
La verifica della Water Footprint da parte di un ente terzo assicura la conformità agli standard ISO 14046, garantendo una valutazione accurata e scientificamente valida, e fornendo un’importante garanzia di affidabilità e trasparenza. TÜV Italia continua a guidare il settore verso una gestione responsabile delle risorse idriche, assicurando la credibilità e la trasparenza nella misurazione dell’impronta idrica.
“Nell’epoca attuale, dove le risorse naturali sono preziose quanto mai, la quantificazione e la riduzione della Water Footprint emergono come imperativi per assicurare un’eredità di risorse idriche di buona qualità, in quantità utile a soddisfare le esigenze delle generazioni future. Attraverso l’adozione di standard quali l’ISO 14046, le organizzazioni manifestano un impegno tangibile verso la sostenibilità ambientale” dichiara Primiano De Rosa-Giglio, Environmental Sustainability Manager di TÜV Italia Un esempio concreto: l’impatto della Fashion Industry sull’impronta idrica L’acqua è cruciale per l’industria tessile, ma il suo uso eccessivo comporta gravi conseguenze ambientali. Con circa 79.000 miliardi di litri di acqua consumati annualmente, l’industria della moda si trova di fronte a una sfida urgente legata alla contaminazione delle risorse idriche dolci e all’esaurimento delle risorse.
Dalla produzione tessile al confezionamento dei capi, una serie di processi richiede ingenti quantità d’acqua, contribuendo alla contaminazione delle fonti di acqua dolce a livello globale. In particolare, la tintura e il finissaggio emergono come processi ad elevato consumo idrico, con il rilascio di sostanze nocive nei corsi d’acqua, minacciando gli ecosistemi e la vita acquatica.
Secondo il Water Footprint Network, un’organizzazione no-profit, magliette, jeans e persino scarpe hanno un’impronta idrica significativa. Ma il problema non si ferma qui: il lavaggio dei capi sintetici rilascia microplastiche nell’ambiente, mettendo a repentaglio gli ecosistemi marini. La fast fashion, con la sua produzione su larga scala e cicli di vita brevi dei prodotti, genera enormi quantità di rifiuti tessili. Ogni anno, milioni di tonnellate di tessuti finiscono in discariche e negli ambienti marini, rappresentando una minaccia per l’ecosistema terrestre e marino.
C’è una luce di speranza
“La crescente consapevolezza degli effetti negativi sugli ecosistemi – afferma Matteo Simonetto, Sustainability Services Manager Area Western Europe del Gruppo TÜV SÜD – ha portato il settore della moda negli ultimi anni a orientare le proprie scelte verso modelli di business sostenibili. Iniziative come la ‘Strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari’ promuovono proprio l’uso di pratiche ecocompatibili, incoraggiando in questo modo le aziende del settore a adottare materiali e processi produttivi sempre più sostenibili e rispettosi dell’ambiente”.
Le aziende stanno adottando strategie innovative per ridurre l’impronta idrica, come l’utilizzo di materiali organici, tecniche di tintura senza acqua e sistemi di riciclaggio delle acque. Anche i marchi del lusso stanno contribuendo con iniziative sostenibili, come il recupero di rifiuti plastici dagli oceani che vengono poi riciclati in nuovi capi o accessori.
In conclusione, l’impronta idrica dell’industria della moda richiede un’azione urgente. Solo attraverso un impegno collettivo verso la sostenibilità e l’innovazione possiamo mitigare l’impatto ambientale del settore. La norma ISO 14046 fornisce un quadro per valutare e gestire l’impronta idrica, offrendo alle aziende una guida per migliorare le loro pratiche e contribuire a un futuro sostenibile. Lavoriamo insieme per un futuro in cui stile e sostenibilità vadano di pari passo, proteggendo le risorse idriche per le generazioni future.