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Sei qui:Home»Sostenibilità»COP28: l’impatto ambientale dell’Intelligenza Artificiale

COP28: l’impatto ambientale dell’Intelligenza Artificiale

By Redazione BitMAT3 Mins Read5 Dicembre 2023
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Baldassarra, amministratore Delegato di Seeweb: se l’IA ha una potenza di calcolo elevata, è fondamentale scegliere Data Center europei, perché rispettano le politiche di risparmio energetico

Nell’ambito delle trattative per accelerare la transizione energetica, è necessario che la COP 28 – l’edizione più attesa che mai della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – discuta anche dell’impatto ambientale dell’Intelligenza Artificiale. I cloud e Data Center necessari sono infatti infrastrutture fortemente energivore, e bisogna evitare che la concorrenza tra i Paesi vada a discapito dell’ambiente.

Intelligenza artificiale altamente energivora

È la richiesta avanzata da Seeweb – azienda italiana con Data Center nel Lazio e nella Lombardia e impegnata nel fornire infrastrutture per l’intelligenza artificiale – ricordando che secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, l’IA oggi assorbe tra l’1 e l’1,5% dei consumi mondiali, ma il dato cresce di anno in anno, e entro il 2030 si stima che potrebbe arrivare anche al 4%.

“Quella dell’IA è un’ondata che non si può fermare – commenta Antonio Baldassarra, Amministratore Delegato di Seeweb. – e non possiamo ignorare che oltre ai sistemi di intelligenza artificiale crescerà sempre più anche il numero di dispositivi connessi, cresceranno i dati… È un processo già in corso: ogni due anni, ad esempio, il volume di dati nel mondo raddoppia”. Bisogna che COP28 ne tenga conto,

I programmi di IA richiedono infrastrutture potenti

“Questi sistemi utilizzano GPU estremamente prestazionali, che richiedono 10-15 volte l’energia utilizzata da una classica CPU – prosegue Baldassarra, – e di conseguenza hanno consumi energetici elevatissimi. Il problema oltretutto non è solamente quello dei consumi, i Data Center dei così detti hyperscaler possono avere un impatto ambientale elevatissimo sotto vari profili, visto che non sempre sono dotati di processi di riciclo dell’acqua utile al raffrescamento, non vengono alimentati esclusivamente da energie rinnovabili e certificate e utilizzano risorse che impattano sull’ambiente circostante, come nel caso dei fiumi”.

L’Unione Europea è già fortemente impegnata per contenere il consumo di risorse, visto che i Data Center che si trovano all’interno dei suoi confini rispondono ai requisiti ISO14001 e a quelli di sostenibilità. “Il primo passo è educare utenti e aziende a tenere comportamenti consapevoli e responsabili. Le imprese interessati all’IA e il mondo della ricerca oggi devono preoccuparsi di dove vanno a finire i dati che vengono addestrati, ma anche dell’impatto ambientale dei cloud provider che selezionano per addestrare algoritmi.

Se l’IA, in particolare quella generativa, richiede di trainare un numero enorme di dati e – quindi – una potenza computazionale elevatissima, è importante selezionare infrastrutture cloud europee che seguono standard di processo e consumo in linea con le politiche di risparmio energetico”.

COP28: Tutti corresponsabili

Questo impegno, tuttavia, va portato avanti a livello globale, e deve essere condiviso quindi anche dai Paesi al di fuori dell’Unione Europea presenti a COP28: “Se anche in queste Nazioni non viene maturata un’idonea sensibilità ambientale – sottolinea ancora Baldassarra – molte aziende saranno indotte a seguire solamente l’ottica del contenimento dei costi, quando sceglieranno cloud e data center. E questo rischia di vanificare del tutto gli sforzi e gli investimenti che sostengono i Provider comunitari”.

 

AI e impatto ambientale COP28 data center Seeweb
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Redazione BitMAT
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