Nella sua agenda politica autunnale, il Governo dovrà realizzare la Manovra Finanziaria tanto attesa. Al suo avvicinarsi, CNA Lombardia ritiene urgente sviluppare una lobby condivisa con tutti gli stakehokders lombardi su alcuni temi dell’agenda politica.
“In prima battuta appare decisivo introdurre efficaci provvedimenti per sanare lo spinoso ed irrisolto tema dei crediti incagliati da Superbonus – esordisce il presidente di CNA Lombardia Giovanni Bozzini-. Lo stratificarsi dell’agenda politica non autorizza a dimenticarsi dei problemi ancora inevasi.”
“Resta invece una grande opportunità – secondo Bozzini – il via libera di Bruxelles all’inserimento nel PNRR degli investimenti sull’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili: per noi si tratta naturalmente di installare fotovoltaico sui capannoni: 800 mila unità immobiliari, almeno 200 mila imprese da coinvolgere, 400 milioni di metri quadrati su cui lavorare. In tal senso, l’annuncio del Governo, per bocca del Ministro Urso, di un possibile investimento pari ad un 1,5 miliardi di euro, è una risposta positiva al lavoro della nostra Confederazione nazionale.”
“Siamo pronti a portare il nostro punto di vista alle forze politiche che a livello regionale ci stanno invece sollecitando in materia di salario minimo, all’interno evidentemente di un confronto nazionale in cui la nostra Confederazione sta facendo la sua parte – aggiunge Stefano Binda, Segretario di CNA Lombardia – un tema di cui riconosciamo la rilevanza ai fini della coesione sociale e dello stimolo della domanda interna. Confidiamo che l’autorevole ed appropriata sede del CNEL possa lavorare su un testo condiviso. Al centro devono essere messi i contratti collettivi di lavoro siglati dalle forze sociali ed economiche realmente più rappresentative. Questa è la vera chiave per assicurare equità salariale, progresso nelle prestazioni sul welfare, sviluppo del presidio bilaterale sociale e sanitario: tratti vincenti e peculiari degli accordi sottoscritti dalle PMI artigiane.”
Secondo CNA Lombardia, due fattori continuano a pesare sulle prospettive di crescita delle PMI lombarde: la marcia della BCE sui tassi di interesse, e la recessione tedesca: “La discesa dell’inflazione è stata tangibile all’inizio dell’operazione di Crostone Lagarde. Ora è più lenta e rispetto ai vantaggi rischiamo di percepire più gli effetti recessivi del rialzo dei tassi. Se guardiamo alla nostra base associativa – prosegue Bozzini – è giusto favorirne sempre di più l’innovazione tesa alla sostenibilità e all’economia circolare, anche con voucher mirati alla redazione di un consapevole bilancio di sostenibilità. E’ per noi di particolare rilevanza che l’assessorato Sviluppo Economico di Regione Lombardia dia continuità e vigore all’intelligente politica avviata sulle filiere produttive, premiando investimenti aggregati entro soglie accessibili alla piccola impresa diffusa. E proprio sulle filiere produttive lombarde al momento si stanno mobilitando nella nostra base circa 40 imprese per un complessivo investimento in sinergie ed innovazione di circa 1.5 milioni di euro”.
“CNA Lombardia chiede infine a Regione Lombardia due forti azioni di lobby a favore del territorio. La prima riguarda la neutralità tecnologica in seno al settore automotive che conta 13 mila imprese lombarde e 55 mila lavoratori coinvolti. Da sempre diciamo che la sostenibilità è un fine che si raggiunge non bandendo i motori termici ma miscelando più tecnologie (con un posto centrale ma non esclusivo per l’elettrico, ndr) senza dogmatismi. La seconda azione riguarda l’autonomia. Da 22 anni la riforma del Titolo V giace inattuata. Tutte le forze politiche hanno il dovere di ricordare che autonomia significa libertà e responsabilità e che l’efficienza e l’efficacia sono fattori di unità nazionale e non di frazionamento del Paese.”
“Stiamo inoltre affrontando, accanto alla contrattazione collettiva nazionale, la ripresa della contrattazione regionale – afferma il Presidente Giovanni Bozzini – La nostra volontà è di darle corpo e sostanza, pur considerando gli inevitabili impatti della recessione tedesca, dell’inflazione e del rialzo dei tassi sulle prospettive di investimento delle imprese”.