È in corso da ieri l’Italian Energy Summit del Sole 24ORE messo a punto per discutere della sfida dell’Italia per la diversificazione enegertica.
Nello specifico, la guerra in Ucraina e l’aumento dei prezzi dell’energia sono nuove sfide che complicano la ripresa dell’economia italiana ed europea dopo la crisi causata dalla pandemia. Come cambiano le vecchie sfide e quali prospettive si aprono per l’economia italiana? Qual è il ruolo del Pnrr nel nuovo contesto? Quali sono le strategie di diversificazione energetica necessarie per far fronte alle tensioni geopolitiche?
A questi e a molti altri quesiti stanno cercando di rispondere gli ospiti dell’evento.
Di seguito vi riportiamo le prime evidenze emerse.
Per Stefano Besseghini, presidente di Arera: «C’è una situazione di difficoltà complessiva e fisiologica che dobbiamo affrontare. Proprio in questo momento è importante che ci sia una grande presenza nei ruoli di responsabilità, anche in questa fase di transizione politica. L’urgenza delle decisioni è inalterata, per esempio con la scadenza dell’anno termico. L’Autorità ha cercato di fare il massimo, nel limiti del ruolo di regolatore, per cercare di rendere la situazione flessibile e adattabile al momento che si sta affrontando. Gli interventi per tutelare i consumatori vulnerabili avranno un ruolo per cercare di mitigare impatti, ma sarà un ruolo marginale perché le crescite che abbiamo conosciuto sono state importante».
Secondo Francesco Starace, Ceo di Enel: «Bisogna mettere un tetto, seppur temporaneo, alla volatilità dell’indice Ttf del gas: uno strumento fondamentale per ricondurre alla normalità il prezzo del gas che oggi è assolutamente sconnesso dal suo effettivo valore. Mi auguro che in Europa si arrivi a definire questa misura, sostenuta in primis dal Governo italiano, che rimedi a una situazione che è causa del blocco di ingenti quantitativi di liquidità da parte delle imprese energetiche per onorare gli impegni che hanno preso sulla Borsa del gas per coprire il rischio generato della volatilità».
Sempre Starace ha auspicato un intervento del Governo, per esempio con lo strumento delle garanzie pubbliche, per supportare il sistema bancario nell’erogazione di liquidità alle imprese del settore energetico, alle prese con problemi di circolante: «In alcuni paesi l’esecutivo è intervenuto, dovrebbero farlo tutti, anche il Governo italiano, per mettere tutti sullo stesso piano. Al momento non ci sono impatti sugli investimenti ma se gli attuali problemi si prolungano potrebbero esserci nei prossimi anni».
Nel suo intervento Claudio Descalzi, Ceo di Eni, ha sottolineato che: «Volumi aggiuntivi, rigassificatori e ottimizzazione dell’efficienza industriale ci porteranno a liberarci dall’importazione di gas dalla Russia, ma non dobbiamo dipendere da un solo Paese che è una cosa negativa per l’Italia: potere utilizzare delle risorse scoperte e sviluppate, in cui Eni ha investito, almeno a monte ci dà sicurezza che quelle risorse ci sono e ci saranno. Dall’inizio della crisi in Ucraina come Eni siamo stati molto rapidi sulla diversificazione dei fornitori di gas, l’Algeria ha più che raddoppiato il suo contributo, ci darà 3 miliardi addizionali da questo inverno e arriveremo a regime a 9 miliardi in più: complessivamente il contributo del Paese sarà di 20 miliardi e rimpiazzerà, per noi, buona parte del gas russo. I grandi contributori di gas prima della crisi erano Russia, Algeria e una parte della Norvegia e il Tap. Tutto questo è dovuto cambiare, oltre all’Algeria anche la Norveglia quest’anno arriverà già a 4 miliardi. Poi si sono aperti capitoli da zero come Egitto, Qatar, Nigeria, Angola, Congo, Indonesia e Mozambico. Servono però rigassificatori, che oggi sono completamente saturi visto che sul 2022 avremo già 10 miliardi addizionali di gas che nel 2023 diventeranno 17,6 miliardi, di cui 7 da Lng che devono trovare posizionamento. Dunque, oltre alla diversificazione, servono “infrastrutture” e un intervento sul fronte della “burocrazia”».
Per Stefano Venier, Ceo di Snam: «Sugli stoccaggi avevamo un obiettivo del 90% e siamo molto avanti, ormai ci siamo: come sistema è stato fatto un lavoro egregio. Questo ci dà spazio per fare un passo in più: aggiungere in stoccaggio anche mezzo miliardo di metri cubi in più non solo ci dà una riserva aggiuntiva per l’inverno, ma aumenta la pressione nei gasdotti e ci dà la possibilità di erogare il gas con una velocità superiore. Il nuovo rigassificatore di Piombino sarà disponibile per la prossima estate».
A sua volta, per Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna: «Se vogliamo veramente fare un passo in avanti e dare una risposta concreta alle problematiche del caro energia e della sicurezza energetica, cercando di renderci indipendenti dal gas, serve un massiccio programma di investimenti in rinnovabili e accumuli: non possiamo tergiversare ulteriormente. Coerentemente con il suo ruolo di regista del sistema elettrico nazionale, oltre a investire 18 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per sviluppare la rete e abilitare le fonti rinnovabili, Terna ha da tempo evidenziato la necessità di promuovere lo sviluppo di capacità di accumulo di grande taglia, fondamentale per accumulare grandi volumi di energia nelle ore centrali della giornata, quando la produzione del fotovoltaico è strutturalmente sovrabbondante, per restituirla soprattutto nelle ore serali e notturne. Per realizzare gli accumuli previsti dal PNIEC al 2030 si può stimare un investimento complessivo necessario pari a circa 15 miliardi di euro che porterà un duplice beneficio: da un lato avrà un impatto positivo sul PIL pari a oltre 40 miliardi di euro; dall’altro, grazie agli accumuli, sarà possibile immettere in rete circa 16 terawattora all’anno di energia rinnovabile che altrimenti sarebbe “tagliata” e sostituita da produzione a gas, con un costo addizionale di oltre 2 miliardi di euro all’anno. Negli ultimi dieci anni, tuttavia, gli investimenti in questo comparto sono stati insufficienti. Rinnovabili e accumuli consentiranno dunque un’importante riduzione della bolletta: se già oggi il prezzo dell’energia elettrica fosse dipendente solo dal costo industriale delle fonti rinnovabili e non – come oggi accade – ancorato al costo della produzione a gas, il prezzo di riferimento della componente energia della bolletta dell’ultimo trimestre sarebbe inferiore di quasi il 90%».
Per Valerio Battista, Ceo di Prysmian: «In questo momento il nostro è un mestiere importantissimo: trasmettiamo energia rinnovabile dalle fonti ai clienti. Abbiamo messo a segno il primo semestre più importante di sempre: noi trasferiamo energia, non abbiamo benefici economici dal prezzo alto dell’energia, non abbiamo extra profitti. Quindi i nostri investimenti sono crescenti ma con raziocinio, li abbiamo già innalzati da 250 a 350-400 milioni annui e proprio ieri facevamo un esame del piano e questi numeri potrebbero non bastare: fortunatamente la società ha sempre generato cassa e buona parte di essa verrà destinata a potenziare gli impianti di trasmissione».
A parere di Paolo Merli, ad di Erg: «La situazione sul fronte energetico è drammatica ma l’Europa ha una straordinaria opportunità: diventare il primo continente a trazione rinnovabile nei prossimi 5-10 anni. Solare ed eolico potrebbero sostituire il gas. Questo è un momento unico per l’Italia e per l’Europa, che è la vittima di questa situazione geopolitica. Lo dimostrano le valute, con euro e sterlina svalutate del 20% contro il dollaro. In Italia siamo in una fase di transizione democratica che però rallenta la transizione energetica. Ci auguriamo che il nuovo Governo prenda posto rapidamente, scelga figure credibili nei ministeri chiave e si metta subito al lavoro perché ci sono elementi di grande difficoltà da risolvere. In ogni caso, il fatto che la tematica energetica sia sul tavolo europeo mi tranquillizza di più».
Per Paolo Gallo, Ceo di Italgas: «Nel settore dell’efficienza energetica stiamo lavorando alla crescita di un player nazionale che abbia il suo principale focus sull’innovazione tecnologica, vale a dire che sia in grado di individuare soluzioni utili a garantire un risparmio di energia tout court. La riprova della bontà di questa scelta è da ricercare anche nel recente finanziamento ottenuto dalla BEI per 150 milioni di euro. Oggi lo sforzo è rivolto all’efficientamento della parte immobiliare, ma sono convinto che alla lunga a portare maggiori benefici sarà l’efficientamento dei processi industriali. Lavorare sui processi si traduce in un risparmio di energia che ci avvicina al raggiungimento degli obiettivi climatici e del REPowerEU. Quest’ultimo, ha aggiunto, ha tratteggiato il ruolo chiave dei distributori di gas nel breve, medio e lungo termine e lo ha fatto indirettamente indicando il biometano e l’idrogeno come le fonti che al 2030 dovranno sostituire circa il 50% del gas che l’Ue importa dalla Russia. È per questo che i DSO devono lavorare affinché le proprie reti siano pronte ad accogliere gas diversi e ciò è possibile solo rendendole smart, intelligenti e flessibili. Esattamente ciò che Italgas fa dal 2017».
Secondo Renato Mazzoncini, Ceo di A2A: «Questo inverno sarà molto complicato, il prossimo di discreta autonomia energetica e magari ci porterà a uno scenario in cui cercare di non essere solo pessimisti, con un livello di approvvigionamento in Europa che potrebbe portare ad avere un eccesso di offerta di gas con effetti sui prezzi rapidi. Fino a prima di questa crisi prendevamo gas via pipeline, lo acquisivamo tramite Eni; adesso stiamo diversificando e quindi anche noi acquisiamo navi Lng da vari fornitori internazionali. In questo scenario siamo in situazione di tensione molto forte – ha fatto notare Mazzoncini – dal mio punto di vista il tema degli extraprofitti è molto evidente, li fa chi estrae gas».
Per Nicola Monti, ad di Edison: «L’idroelettrico è la prima fonte rinnovabile per generazione elettrica in Italia, ben al di sopra del fotovoltaico e dell’eolico. Da qui la sua centralità nella transizione ecologica e l’importanza di rilanciare il settore. Oggi abbiamo un sistema di concessioni per gran parte scaduto o prossimo alla scadenza: una rimodulazione della loro durata avrebbe l’effetto di sbloccare investimenti per circa 10 miliardi di euro e potenzialmente accrescere la produzione tra il 5 e il 10%. In questo modo, andremmo anche a favorire anche la ripresa economica di filiere industriali nazionali, contribuendo al tempo stesso raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Paese. Sulle autorizzazioni l’attuale governo ha fatto un primo passo in tema di semplificazioni con una commissione dedicata che ha permesso di accelerare i processi e sbloccato una parte dei progetti presentati. Quest’anno siamo a 2 GW di nuove fonti rinnovabili installate, il doppio rispetto agli ultimi anni, ma dovremmo farne circa 8-10GW all’anno. L’auspicio è che il nuovo governo imprima un’ulteriore accelerazione favorendo così gli investimenti privati e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo dati come Paese».
A sua volta, secondo Giuseppe Marino, ad di Ansaldo Energia: «Ansaldo ha una fortissima base nel mondo del gas, che stiamo preservando, ma al tempo stesso stiamo cercando di diventare più indipendenti e anti ciclici. Stiamo puntando sul green tech e sul nucleare, dove abbiamo un un patrimonio di 250 ingegneri di eccellenza per lavorare sui progetti di fusione nucleare e sul nucleare sicuro di terza e quarta generazione. La crisi del gas è uno tsunami molto complesso da gestire, i cui effetti non li stiamo ancora vedendo fino in fondo. Vediamo una scarsissima propensione all’investimento: nel nostro settore l’investimento sul gas viene visto con molta diffidenza, vediamo problemi sul circolante, c’è mancanza di liquidità in tutto il sistema industriale che si ripercuote su tutte le imprese, filiera energitica in primis, con conseguenti forti incertezze sui business plan».
Secondo Fabrizio Di Amato, presidente Maire Tecnimont: «Bisogna fare attenzione al processo di decarbonizzazione. Se non facciamo attenzione alla sincronizzazione della riduzione degli idrocarcuri a favore delle fonti green, perché il rischio sono problematiche di prezzo. Abbiamo accelerato troppo con la decarbonizzazione e non abbiamo fatto più investimenti sull’E&P ma non eravamo pronti con le fonti green. Per quanto riguarda la chimica verde, tra i clienti di Maire Tecnimont, c’è una richiesta continua di soluzioni innovative e diverse».
Per Luca Schieppati, managing director di Tap: «Il gasdotto Tap ha già trasportato 16 miliardi di metri cubi di gas, di cui 14 all’Italia. Incrementa la sicurezza degli approvvigionamenti, questa è una nuova rotta alternativa, anche se quando siamo partiti con l’infrastruttura questo tema non era percepito in modo così importante. Stiamo aumentato la liquidità sul mercato italiano ed europeo. Con i volumi che stiamo trasportando in Italia quest’anno porteremo più di 9,5 miliardi di metri cubi, 2,5 in più rispetto all’anno scorso, rispettando il contributo chiesto a Tap dal Governo: questo comporterà ulteriori possibilità, stiamo cercando di incrementare ulteriormente i volumi, il presidente dell’Azerbaigian, ha detto che l’anno prossimo saliremo a 12 miliardi di metri cubi».
Infine, secondo Luca Dal Fabbro, presidente di Iren: «Iren ha l’ambizione e l’obiettivo di essere leader in Italia e tra i leader in Europa nell’economia circolare. Le recenti crisi dell’acqua e dell’energia sono un campanello dell’allarme che come sistema non dobbiamo ignorare. La prossima crisi potrebbe essere quella delle terre rare, a cui dobbiamo rispondere mettendo in campo innovazione e la nostra esperienza nel recupero materiali. Iren dispone già di alcuni impianti di trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche e abbiamo in programma entro il 2023 la realizzazione del primo impianto in Italia di estrazione di metalli preziosi dai Raee. Tutta la transizione poggia sull’approvvigionamento strategico di metalli rari, dove il 90% delle miniere è in mano a un solo Paese. La miniera più vicina per l’Italia sono i nostri rifiuti. Anche le plastiche circolari possono diventare combustibili, per esempio nell’acciaio e nel cemento. Questo non è un “nice to have”, è business: dobbiamo cavalcare l’onda dell’economia circolare che è appena iniziata, è finita l’era dell’usa e getta. L’Italia è già un Paese con efficienza più alta di Francia e Germania e recuperiamo materiale meglio di altri, però dobbiamo andare avanti, costruire nuovi impianti e sviluppare tecnologie»