I vertici aziendali italiani considerano il cambiamento climatico come una priorità assoluta per le proprie organizzazioni, in un contesto di incertezza globale. Questa tematica è in cima all’agenda dei leader, al punto da essere classificata come una delle “tre questioni principali” da affrontare secondo il 42% dei C-level (CxO) a livello globale, preceduta solo dai timori sull’andamento dell’economia (44%). La necessità d’interventi rapidi e mirati per contrastare il cambiamento climatico è percepita in misura superiore dai top manager italiani: per il 52% degli intervistati è la questione più urgente da affrontare nel 2023. Il 63% dei vertici aziendali italiani (dato in linea con quello globale, 61%) ritiene che nei prossimi tre anni il cambiamento climatico impatterà le strategie e le attività aziendali. Per questo, le organizzazioni italiane stanno aumentando il proprio impegno: 8 su 10 hanno già accresciuto gli investimenti legati alla sostenibilità (rispetto alla media globale del 75%). È quanto emerge dal “CxO Sustainability Report 2023 – Accelerating the Green Transition”, indagine svolta da Deloitte a livello globale (oltre 2000 interviste in 24 Paesi ai CxO dei principali settori industriali), che viene presentata in occasione del World Economic Forum di Davos.
“In un momento storico caratterizzato da incertezze ed evoluzioni del contesto competitivo, i top manager hanno classificato il cambiamento climatico come la più importante sfida da affrontare”, sottolinea Franco Amelio, Sustainability Leader di Deloitte Italia. “Il percorso verso un futuro più sostenibile richiederà tempo, investimenti aziendali e sarà guidato da tecnologie innovative e approcci creativi. È promettente vedere che i leader delle C-suite, e in particolare quelli italiani, siano convinti della possibilità che sia le loro organizzazioni sia l’economia globale possano continuare a crescere raggiungendo gli obiettivi climatici e riducendo le emissioni di gas serra, facendo quindi della sostenibilità una priorità e aumentando i loro investimenti per contribuire a tracciare la strada”.
“Ogni impresa, oggi”, sottolinea Stefano Pareglio, Presidente di Deloitte Climate & Sustainability, “deve porre in relazione la propria strategia aziendale con gli obiettivi globali di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico, confrontandosi con gli impegni e le aspettative di numerosi stakeholder. Essere parte attiva della transizione verso un’economia a basse emissioni rappresenta una scelta ineludibile, volta ad assicurare la continuità e la competitività delle imprese: ciò significa, in pratica, orientare l’evoluzione del modello di business in un’ottica di medio-lungo periodo. Dalla ricerca emerge come questa consapevolezza sia diffusa nei livelli apicali del management aziendale, anche più di quanto ci si potrebbe attendere in ragione del contesto geopolitico e dello stato degli accordi internazionali sulla lotta al cambiamento climatico”.
Dall’indagine Deloitte emerge che in Italia le imprese stanno affrontando con particolare impegno la sfida del cambiamento climatico, con azioni quali un maggiore utilizzo di materiali sostenibili (71% vs. 59% globale) e l’adozione di tecnologie “pulite” (64% vs. 54% globale). Tuttavia, per conseguire una trasformazione significativa sono necessarie altre azioni “in grado di far muovere l’ago della bilancia” quali lo sviluppo di nuovi prodotti o servizi rispettosi dell’ambiente (66% vs. 49% globale), la costituzione di un ecosistema di partner fondato su criteri di sostenibilità (61% vs. 44% globale) e la realizzazione di interventi volti a rendere più sicure le strutture aziendali in caso di eventi climatici estremi (50% vs. 43% globale). Si registrano tuttavia anche barriere che ostacolano questa transizione ecologica, quali i costi molto elevati delle iniziative (25% vs. 19% globale), il focus ancora orientato al breve termine (21% vs. 18% globale) e la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni (21% vs. 12% globale).
Come si evince dal CxO Sustainability Report 2023 di Deloitte, diventare attori attivi nella transizione verso un’economia a basse emissioni può trasformarsi in un fattore competitivo importante e distintivo, in grado di garantire diversi benefici anche nel rapporto con i vari stakeholder. Secondo i top manager italiani, questa scelta consente di migliorare la riconoscibilità e la reputazione del proprio brand (70% vs. 52% globale), il morale e il benessere dei dipendenti (54% vs. 42% globale) e i ritorni per gli investitori (46% vs. 31% globale). Sono meno considerati, invece, sia a livello nazionale che internazionale, i benefici di natura finanziaria di cui potrebbero avvantaggiarsi le imprese nel lungo periodo, soprattutto in termini di valore delle attività (21% vs. 25% globale), costo dell’investimento (14% vs. 24% globale) o ricavi (11% vs. 23% globale).